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Speciale estate

 

Speciale estate

 
 

Il contatore sottostante misura in tempo reale la quantità di raggi ultravioletti dannosi, i dati sono monitorati tramite due sensori solari di cui uno specifico per i raggi UV dannosi. E consigliabile consultare le voci descritte nelle schede sottostanti per una corretta informazione ed eventuali precauzioni all'esposizione solare.

I raggi solari UV

Nella dashboard (tabella con i dati completi) nella sezione UV e presente il tempo necessario per arrossamento o scottatura come nell'esempio qui sotto.

Indice uv in tempo reale

Le radiazioni solari che arrivano sulla terra sono in realtà composte da un insieme di radiazioni di cui quelle visibili sotto forma di luce sono solo il 37%. La restante parte è composta da raggi ultravioletti (3%) e dai raggi infrarossi (60%).

I raggi ultravioletti, che sono le radiazioni responsabili dell’abbronzatura e la produzione nell’organismo di vitamina D, sono di due tipi: UV-A e UV-B, mentre la terza forma di raggi ultravioletti prodotti dal sole, gli UV-C, vengono schermati dallo strato di ozono che avvolge il nostro pianeta e non arrivano all’uomo.

Sia gli UV-A che gli UV-B generano l’abbronzatura: entrambi, penetrando nel derma, stimolano nei melanociti (le cellule cutanee responsabili della produzione e dell’accumulo della melanina) la produzione di melanina, il cui effetto è proprio quello di abbronzare la pelle. Il comportamento degli UV-A e degli UV-B è però differente:
•i raggi UV-A hanno una penetrazione profonda nella pelle, giungono fino al derma (la parte profonda della cute) e deteriorano il collagene, l’elastina e i capillari, producendo l’effetto spiacevole di accelerare sensibilmente l’invecchiamento della pelle, di favorire la comparsa di rughe e di ridurre l’elasticità dell’epidermide;
•i raggi UV-B rimangono in superficie, limitandosi a colpire l’epidermide (la parte più esterna della cute), ma esercitano un’azione molto più incisiva e aggressiva rispetto agli UV-A: penetrando nel nucleo delle cellule possono provocare alterazioni del DNA cellulare e in questo modo generare la comparsa di tumori cutanei, talvolta maligni (melanomi).

Per proteggere la pelle se non è ancora abituata al sole oppure nelle ore più calde
è buona abitudine rimanere sotto l'ombrellone pur avendo spalmato la crema solare



 
 

Fototipicità

Regole per una corretta esposizione al sole

La corretta esposizione al sole parte dal riconoscimento del proprio fototipo: il fototipo indica la qualità e la quantità di melanina presente in condizioni normali (ossia senza l’effetto di un’esposizione ai raggi ultravioletti) nella pelle.

L'appartenenza a un fototipo è fondamentale per capire quali creme abbronzanti e prodotti solari sono migliori per proteggere la nostra pelle.

Il fototipo si determina in base al colore della carnagione, dei capelli e degli occhi.
Fototipo 1: carnagione molto chiara, spesso con efelidi, capelli biondi o rossi, occhi chiari. La mancanza quasi totale di melanina provoca generalmente un eritema evidente a ogni esposizione al sole non protetta, con conseguente abbronzatura molto tenue o inesistente. La reazione ai raggi solari è molto elevata, con alto rischio di danni permanenti e di scottature anche gravi.
Fototipo 2: carnagione chiara, capelli biondo scuro o castano chiaro. La quantità di melanina è ridotta, per cui la pelle tende a scottarsi facilmente. L’abbronzatura risultante all’esposizione è lieve (dorata).
Fototipo 3: carnagione abbastanza scura, capelli castani. La pelle si scotta solo dopo un’esposizione prolungata. Si può ottenere un’abbronzatura intensa e omogenea.
Fototipo 4: carnagione olivastra, occhi e capelli neri. La pelle si scotta molto di rado. In breve tempo viene prodotta un’abbronzatura molto intensa.

I fototipi 5 e 6 non appartengono alla razza europea, per questo motivo non li menzioniamo.

Le creme solari

Cominciamo innanzitutto a specificare che esistono diversi tipi di creme protettive: esistono infatti filtri solari chimici e filtri solari fisici. Entrambi comunque sono caratterizzati dall’SPF (Sun Protector Factor), più comunemente conosciuto come fattore di protezione (Il numero presente sulle confezioni delle creme solari).
I due tipi di filtri sono fortemente differenti nel principio di funzionamento. Vediamone le caratteristiche:

• Filtri chimici: Questi filtri sono molecole scelte tra quelle in grado di assorbire e convertire l'energia delle radiazioni ultraviolette in calore o fluorescenza. Tuttavia, nell'esplicare la propria azione protettiva, alcuni filtri subiscono trasformazioni strutturali che ne alterano le caratteristiche filtranti e la capacità protettiva e possono determinare il rilascio di diversi prodotti di degradazione, dei quali non sempre è accertata l'innocuità. Una scarsa foto stabilità (ovvero instabilità molecolare dovuta alla luce), ovviamente determina una riduzione della capacità protettiva. Filtri scarsamente fotostabili nel campo UVB sono l'octil-metossicinnamato e il 2-etil-exil-4-dimetilaminobenzoato e nel campo UVA, il butil-metossi-dibenzoilmetano.

Una riduzione della capacità filtrante nella zona UVB comporta un maggior rischio di scottatura, mentre una riduzione della capacità filtrante UVA (emessa anche dalle lampade abbronzanti) può passare inosservata, per l'assenza di scottature, esponendo però a un maggiore rischio degli effetti dannosi cronici caratteristici di questa banda: invecchiamento della pelle e fotosensibilizzazione. In fondo a questa parte si trova una tabella che mostra come si comportano diverse sostanze chimiche a confronto.

• Filtri fisici: Questi filtri sono molecole inerti (al contrario dei filtri chimici) che riflettono la radiazione ultravioletta. Sono preparazioni formulate con derivati di metalli (ossido di zinco, biossido di titanio) che hanno propietà riflettenti dei raggi UV: i raggi UV non sono assorbiti ma riflessi dalla superficie cutanea. L’azione è quindi diversa dai filtri chimici. Lo svantaggio degli schermi fisici è che conferiscono un aspetto "sbiancato" alla cute, che è poco accettato cosmeticamente ed inoltre l’abbronzatura non è uniforme, ma chiazzata (a seconda delle zone cutanee con maggiore o minore filtro fisico).




Regole per una corretta esposizione al sole

I soggetti con fototipo 1 non devono esporsi al sole, essenzialmente perché la loro pelle non è in grado di produrre melanina, quindi non possono abbronzarsi. Quando costretti a stare al sole, queste persone devono ricorrere a prodotti solari con filtri elevati (SPF 35-60) o addirittura a schermo totale.

Moltissima attenzione devono fare i soggetti con fototipo 2. L’esposizione va preceduta dall’aspersione del corpo con creme solari adatte in modo da ridurre i danni derivanti dall’aggressione eccessiva dei raggi ultravioletti. Nei primi due giorni in cui si prende il sole è raccomandato un fattore di protezione totale su viso e zone delicate e filtri non inferiori a 25-30 SPF per il corpo. Nei giorni seguenti si possono usare protezioni più ridotte, da 15 SPF a 20 SPF.

I soggetti con fototipo 3 e 4 sono in effetti i veri beneficiari della tintarella: la produzione di melanina della loro pelle dà senz’altro l’apprezzabile risultato di un’abbronzatura compatta e ben visibile. Anche questi soggetti però subiscono l’effetto dannoso dei raggi UV, per cui schermare la pelle con delle creme soprattutto nei primi tempi dell’esposizione al sole è assolutamente consigliato, specialmente sulle parti più delicate (contorno occhi, labbra, seno, decolleté).
I fototipi 3 devono usare filtri elevati, da 20 SPF a 25 SPF, sul viso e corpo per i primi due giorni, passando poi a 10 SPF nei successivi.
I fototipi 4 possono limitarsi all'uso di creme a fattore di protezione da 8 SPF a 15 SPF nei primi giorni, per poi arrivare a 4 SPF.

I bambini e comunque i ragazzi sotto i 15 anni richiedono un livello di attenzione paragonabile a quello per il fototipo 1.
Allo stesso modo devono comportarsi le persone che soffrono di patologie come l’ipersensibilità alle radiazioni o particolari patologie.

Anche se cautamente vi mettete sotto l’ombrellone non pensate che non vi arrivino radiazioni: sotto l’ombrellone i raggi passano nell’ordine del 30%, e comunque vi arrivano in quantità variabile una forte dose di radiazioni riflesse. Anche in questo caso, quindi, occorre difendersi con i filtri solari.

Attenzione particolare va prestata infine agli occhi: se non vengono protetti con occhialini o occhiali da sole di qualità si può causare un’infiammazione della cornea e della congiuntiva, ma anche provocare il danneggiamento del cristallino e della retina, che con il tempo può tradursi in una riduzione anche considerevole della capacità visiva.

Questi accorgimenti valgono per chi desidera sdraiarsi su una spiaggia mediterranea, caratterizzata da un’intensità di radiazione non lieve ma neppure intensissima.
Se invece avete prenotato un viaggio in terre tropicali, considerate un aumento proporzionale di tutti i fattori di protezione suggeriti, quanto più elevato quanto più vi avvicinate all’equatore. Su spiagge tropicali può essere valida per esempio la prassi per cui non ci si esponga mai al sole nelle ore centrali della giornata tra le 11 e le 16. Durante la prima settimana per tutti i fototipi è opportuno usare prodotti a schermo totale da applicare ogni due ore e dopo ogni immersione in acqua. Per la seconda settimana usare una protezione 40 SPF per le pelli chiare ed ambrate, 30 SPF per le pelli più scure.

La regola fondamentale è comunque di valutare sempre dove e come si prende il sole: più si sale in montagna, più è diretta l’azione dei raggi ultravioletti e quindi maggiore dev’essere la schermatura. Più il luogo in cui vi trovate è chiaro e riflettente, come per esempio una spiaggia di sabbia chiara, o la neve se andate in alta montagna, maggiore sarà la quantità di radiazioni che la vostra pelle riceverà, perché oltre ai raggi UV diretti sarete bombardati anche da quelli riflessi. Anche in questo caso, utilizzate le indicazioni che vi abbiamo dato con un pizzico di elasticità, aumentando o diminuendo opportunamente il livello di protezione.

Altro suggerimento è quello di evitare l’esposizione al sole durante le ore più calde della giornata. Oltre a rischiare molto di più sulla pelle, si corre il rischio di prendere un bel colpo di calore!


 
 


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